Displasia dell’anca

La displasia dell’anca è una deformità articolare che ha inizio durante la vita intrauterina del bambino, ma continua a evolvere durante i primi anni di vita; non esiste una causa determinante nota, ma piuttosto diversi fattori di rischio che, combinandosi tra loro, possono portare alla comparsa dell’instabilità. In particolare la lassità capsulo-legamentosa, condizione in gran parte geneticamente determinata e quindi con caratteristiche di familiarità, sembra essere un elemento chiave. Altro fattore è la posizione intrauterina del feto.

La displasia evolutiva si manifesta in modo differente nelle diverse età della vita.

Nel neonato normalmente non produce segni o sintomi evidenti ma nel bambino che ancora non cammina l’azione della muscolatura può avere già portato ad una lussazione parziale (sublussazione) o completa dell’articolazione. Questa si presenta con un accorciamento della coscia corrispondente, con un’asimmetria delle pieghe cutanee della natica e con una limitazione dell’abduzione dell’anca interessata, ovvero una difficoltà nel divaricare.

Nel bambino che già cammina, l’effetto del peso corporeo tende a lussare l’articolazione, producendo un accorciamento dell’arto corrispondente e quindi una zoppia. Il bambino è costretto a camminare sull’avampiede.

Nell’adulto si possono verificare due condizioni, a seconda che l’anca sia lussata oppure no; nel primo caso i problemi sono più spesso a carico della colonna (iperlordosi) e del ginocchio (valgo), che vengono costretti ad un sovraccarico funzionale di compenso. Nel secondo caso, un’anca sublussata o centrata ma con un acetabolo poco profondo (displasia residua) può sviluppare precocemente un’artrosi severa, che differisce da quella primaria per la grave limitazione della rotazione esterna e per l’importante accorciamento dell’arto.

Il paziente adulto displasico deve cercare in ogni modo di prevenire l’evoluzione artrosica, che è particolarmente rapida per le anche sublussate e per quelle centrate affette da una grave displasia residua.

La regola di vita fondamentale è mantenere un basso peso corporeo evitando le attività fisiche che gravino sugli arti inferiori (per es. jogging) prediligendo invece attività che consentano di scaricare le anche. Se possibile, il nuoto è un validissimo aiuto perché permette di sviluppare i muscoli senza sollecitare eccessivamente le articolazioni. Il mantenimento di un buon tono muscolare gluteo attraverso esercizi mirati può contenere o persino neutralizzare la tendenza alla claudicazione.

Il trattamento non chirurgico della displasia dell’anca è essenzialmente lo stesso che si esegue per qualsiasi altro tipo di artrite: si possono assumere integratori nutrizionali per aiutare la riparazione della cartilagine e trattamenti di massoterapia, importante per mantenere nutriti muscoli ed articolazioni grazie all’iperemia e che, inoltre, sviluppa un effetto antalgico e miorilassante, liberando anche i tessuti da cataboliti e tossine grazie all’effetto drenante.