Problematiche circolatorie e linfatiche

Edema: aumento visibile e palpabile di liquidi nei tessuti extracellulari, può essere provocato sia da una quantità esagerata di carico di pertinenza linfatica, sia dalla diminuzione della capacità di trasporto del sistema vascolare linfatico. Possibili cause: infiammatorie, meccaniche, infettive, tossiche, idrodinamiche o neoplastiche. L’edema generalizzato dell’organismo è denominato anasarca.

Edema ciclico idiopatico: tipicamente femminile dell’età fertile, è caratterizzato da un sistema linfatico sano. Si tratta pertanto di un transitorio edema linfodinamico, di origine ormonale, che si manifesta nel periodo premestruale e può provocare un aumento ponderale generalizzato, che si attenua e scompare progressivamente con la comparsa della mestruazione.

Edema linfodinamico: è provocato da un’insufficienza dinamica del sistema linfatico e si manifesta quando ne viene superata la capacità di trasporto. Il sistema linfatico è sano e funziona a pieno ritmo. Si definisce anche “edema ad alto volume” ed è povero in proteine.

Edema linfostatico: è provocato da un’insufficienza meccanica del sistema linfatico, che non riesce a drenare dal tessuto interstiziale tutto il carico linfatico presente, a causa di un deficit anatomico o funzionale. Viene anche definito “edema a basso volume” ed è ricco in proteine.

Elefantiasi (o Pachidermia): alterazione tipica dell’ultimo stadio di un linfedema cronico, caratterizzata da enorme aumento di volume di uno o entrambi gli arti e consistenza durissima della cute e del tessuto sottocutaneo a causa dell’iper proliferazione delle fibre, indotta dalla stasi proteica nel tessuto connettivo. La pelle assume colore e consistenza grigiastra, simile a quella di un elefante.

Ematoma: cioè un versamento emorragico. Spesso, è sufficiente urtare contro un oggetto per rompere i vasi capillari e provocare un piccolo ematoma; in altre situazioni il trauma causa un danno più esteso e profondo e quindi un’emorragia di maggior entità. Sede e volume di un ematoma dipendono dal tipo e dall’entità del trauma, dalle dimensioni del vaso leso e dalle caratteristiche del tessuto in cui l’ematoma si forma. I sintomi possono quindi variare: in linea generale, la presenza di un ematoma di una certa dimensione provoca senso di tensione e dolore nella zona colpita, mentre raramente si manifesta con dolore acuto; il dolore si accentua con il movimento della parte colpita. Il sangue raccolto al di sotto della cute viene lentamente “degradato” da cellule specifiche e il colore dell’ematoma cambia nel corso dei giorni (passando da viola scuro ad azzurro verde) per le modificazioni che subiscono le sostanze colorate contenute nei globuli rossi.

Fibrosi proteica: progressivo indurimento del tessuto connettivo, tipico di un linfedema di secondo stadio. E’ provocata dalla stasi proteica nell’interstizio, che induce un’iperproliferazione delle fibre collagene. Richiede un trattamento intensivo con specifiche manualità ad elevata pressione ed adeguato bendaggio di compressione.

Fistola linfatica: alterazione cutanea che può comparire dal secondo stadio di un linfedema, che si origina dall’apertura di una cisti linfatica, con conseguente fuoriuscita della linfa in essa contenuta e perdita proteica. Rappresenta pertanto una connessione diretta tra un vaso linfatico e l’esterno, ed una porta d’ingresso preferenziale per germi e batteri.

Linfedema: si tratta di un edema linfostatico e rappresenta una patologia ad andamento cronico e tendenzialmente progressivo del sistema linfatico che perde progressivamente la propria capacità di trasportare un carico linfatico normale. Si tratta di una patologia esclusivamente linfatica e quindi un’entità patologica a sé stante, mentre ogni edema di altro tipo è da considerarsi sintomo di altre patologie.

Linfedema primitivo o congenito: patologia da insufficienza vascolare linfatica congenita che può essere determinata da ipo o iperplasia dei casi linfatici e colpisce elettivamente, nell’85% dei casi, la popolazione femminile; si suddivide in precoce o tardivo e si manifesta dopo un trauma, anche lieve, dopo un vento infettivo o anche senza causa apparente e viene diagnosticato attraverso la linfoscintigrafia.

Linfedema secondario: si parla di secondario quando l’insorgenza è conseguenza di altre cause: infezioni, iatrogenesi (effetti collaterali o complicanze dovute a trattamenti chirurgici o a farmaci), radioterapia, malattie tumorali, eventi traumatici, interventi chirurgici ecc.

Lipedema: deposizione cronica, progressiva e simmetrica di grasso nell’ambito del tessuto sottocutaneo, tipicamente femminile o di rado presente in uomini con gravi alterazioni ormonali (carenza di testosterone). Interessa inizialmente gli arti inferiori, ma può estendersi anche a quelli superiori (in particolare a livello del cingolo scapolo–omerale), con progressione prossimo-distale (dalla coscia tende ad estendersi verso il basso). Il piede non ne è mai interessato. I tessuti sono particolarmente sensibili alla pressione e traumatismi di entità anche molto lieve possono causare ematomi.

Lipoipertrofia: tipicamente femminile, consiste nell’anomala distribuzione del grasso corporeo, che si localizza agli arti in modo spropositato rispetto al tronco. I tessuti non manifestano particolarmente sensibilità o dolenzia alla pressione e l’ortostatismo non provoca tendenza all’edema. Il DLM non induce un miglioramento.

Radiodermite (o dermatite postattinica): reazione acuta e localizzata della pelle, simile ad un’ustione, che può comparire in seguito a radioterapia.

Tossine (eliminazione): è possibile distinguerne due tipologie; le tossine endogene, cioè prodotte dal nostro corpo come risultato dell´attività metabolica e le tossine esogene, cioè quelle che il corpo assorbe dall´ambiente.

Varici: dilatazioni permanenti della parete delle vene che colpiscono essenzialmente gli arti inferiori.